Tra i test che studiano la personalità sono molto utilizzati i test proiettivi. Mentre i test obiettivi misurano la deviazione del soggetto rispetto alla media, i test proiettivi ne esplorano il vissuto psichico individuale. Essi consistono in stimoli, per lo più grafici, spesso ambigui o non strutturati, di fronte ai quali, il soggetto da testare offre la sua personale interpretazione. Uno dei più famosi è Il test di Rorschach, anche noto come test delle Macchie, dove il soggetto deve descrivere cosa vede in ciascuna delle figure proposte. Ricordiamo anche il Test della Figura Umana (Machover) ed il Reattivo dell’Albero (K. Koch) che usano il disegno e l’Objective Relation Technique – ORT (H. Phillipson) o il Patte-Noire (Louis Corman) che chiedono la costruzione di una breve storia a partire da una immagine rappresentata graficamente. Il costrutto teorico su cui si fondano i test proiettivi consiste nell’ipotesi che ogni persona “proietti” nell’esecuzione del compito, le proprie caratteristiche psichiche e di reazione. In particolare sono utili, nell’adulto così come nel bambino, per studiare i diversi aspetti della personalità, riducendo la possibilità di manipolazione volontaria da parte del soggetto. Sono spesso usati nelle valutazioni periziali oltre che nella indagine clinica.

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