Le emozioni…origine della vita (seconda parte)

Le emozioni… origine della vita
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i Nel precedente articolo ho parlato di cosa sono le emozioni e di quali funzioni svolgono per interpretare ciò che ci accade nella vita quotidiana. A volte le emozioni sono bloccate e la persona può essere a disagio perché viene compromessa la capacità di adattamento alla vita e le relazioni con gli altri. Ma quella emotiva è un’abilità che si può sviluppare e incrementare con un adeguato training. Acquisire un’adeguata competenza emozionale produce benessere nella vita quotidiana. In questa seconda parte mi occuperò proprio di questo.

   Le emozioni possono essere utili, positive oppure possono essere distruttive e renderci deboli. Essere emotivamente competenti vuol dire che la persona sa di avere emozioni, sa quanto e come esse sono forti, vuol dire che la persona conosce cosa esse provocano in se stessa e negli altri. Ciascuno di noi può imparare ‘come, dove, quando’ esprimere le emozioni, può controllarle, può imparare come esse incidono sulle altre persone; in altre parole, significa essere responsabile dei loro effetti. Ogni emozione ha la sua ragion d’essere, questo vale sia per quelle piacevoli, come la gioia, l’amore o l’apprezzamento che per quelle spiacevoli, come la paura, la rabbia o la tristezza. Se sono consapevole di ciò che sento nel qui ed ora, ovvero nel momento presente, non mi giudico né trascuro o faccio finta di niente, posso trarre beneficio e crescita personale da ogni esperienza.

    Per esplorare questa fondamentale abilità è interessante la Scala della consapevolezza emotiva, elaborata da Steiner (1996). Prima di introdurla è necessario tenere presente alcuni principi di base identificati dall’Autore, propedeutici al processo di conoscenza emozionale:

  1. la persona che è emotivamente reattiva e responsabile è capace sia di generare un sentimento sia di comprenderne l’influenza nell’altro;
  2. l’informazione emotiva è essenziale per l’effettiva comunicazione interpersonale;
  3. la comunicazione interpersonale affettiva è essenziale per la produttività e il potere personale.

 

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dLa scala della consapevolezza emotiva presenta il concetto di competenza emotiva ipotizzando un continuum che va da 0 a 100 per quanto riguarda il possesso di tale abilità (Steiner, 1997).

  • Al primo gradino della scala: insensibilità, troviamo il torpore emotivo, è la persona che non ha consapevolezza dei sentimenti (ignoranza emozionale), quando si chiede ad una persona che è in questo stadio cosa prova, si sente confusa, dice che le emozioni sono ghiaccio-secco, sono quindi indisponibili alla consapevolezza.
  • Il secondo gradino è quello delle sensazioni fisiche: le emozioni sono registrate fisicamente ma la persona non ne è ancora consapevole. L’emozione è avvertita sotto la forma delle manifestazioni fisiche (ad es. si può sentire un accelerazione del battito cardiaco ma non provare paura), ma tali sensazioni proprie dell’emozione mancano dell’avvertimento dell’emozione stessa.
  • Il terzo gradino è quello dell’esperienza primaria in cui si è consapevoli dell’emozione ma non se ne può parlare o discutere, le emozioni sono avvertite come un elevato livello di energia interna che non può essere detto a parole (ad es. scoppi di ira o pianto incontrollabile).

   Secondo Steiner, oltrepassando il gradino della barriera verbale, l’uso della parola e la capacità di scambiare informazioni tra le persone rende possibile la consapevolezza emotiva e la condivisione. Attraverso le tecniche di Analisi Transazionale la persona può iniziare un processo comunicativo teso a sviluppare questa competenza. Per andare oltre questa linea bisogna infatti, essere capaci di avere scambi transazionali, sinceri e onesti, sui propri sentimenti. Conoscere meglio le emozioni e le loro sottili manifestazioni aiuterà la persona a differenziare le emozioni e a indirizzarsi vero l’empatia e l’interattività.

  • Al quarto gradino abbiamo infatti la differenziazione per cui, attraversando la barriera verbale e parlando dei e sui sentimenti, si impara a differenziare tra rabbia, amore, vergogna, gioia e odio e si comprende che esse possono essere vissute a diverse intensità.
  • Poi abbiamo il gradino della causalità, la persona che riconosce e comprende l’esatta composizione delle proprie emozioni riesce anche a vederne la causa e la loro motivazione. A questo punto si scopre che la reazione emotiva è unita all’effetto che le azioni delle persone hanno su di noi o che scaturisce da eventi interni.
  • Il passo successivo è l’empatia, cioè la consapevolezza delle emozioni delle altre persone. Avendo imparato a distinguere le emozioni, l’intensità con cui le sentiamo, le cause che le fanno insorgere, la nostra consapevolezza diventa ‘sottile e trasparente’ per cui si riesce a intuire la stessa trasparenza nelle emozioni delle persone che ci circondano. A questo livello di consapevolezza emotiva conosciamo ‘intuitivamente’ i sentimenti delle altre persone, siamo in empatia con l’altro e siamo consapevoli non solo delle proprie emozioni ma anche di quelle dell’altro.
  • L’ultimo gradino della scala è rappresentato dall’interattività, la persona è sensibile al flusso e riflusso delle emozioni intorno a lei e a come esse interagiscono. Le emozioni non sono eventi statici, sono fluide, crescono, si alimentano in presenza di altre emozioni, per cui la consapevolezza della loro interazione fornisce un livello maggiore di sofisticazione emotiva che fa prevedere anche come le altre persone reagiscono ai propri sentimenti.

   La comunicazione dei sentimenti, e quindi la capacità di parlarne, richiede un impegno onesto e un’atmosfera di fiducia e accettazione senza la quale la conoscenza emotiva non può essere appresa. Un ambiente collaborativo e un gruppo di supporto in cui le emozioni dell’altro sono prese in considerazione sembra essere la base di questo processo.

   Ciascuno di noi è dotato di competenza emotiva, chi più chi meno, il training dell’intelligenza emotiva è utile per aumentare tale livello. Il lavoro proposto con esercizi e tecniche specifiche dell’Analisi Transazionale, interviene a più livelli:

  • autoconsapevolezza: riconoscere i propri sentimenti e verbalizzare le emozioni al fine di sviluppare le proprie potenzialità;
  • gestire le emozioni: cioè imparare da cosa sono scaturite per acquisire responsabilità circa le azioni che esprimiamo di conseguenza;
  • empatia: ri-conoscere i sentimenti degli altri e sviluppare la capacità di mettersi nei panni degli altri, per comprendere il punto di vista altrui e il perché dei loro comportamenti;
  • competenza comunicativa e interpersonale: più si è in grado di comunicare con gli altri su emozioni e stati d’animo, più si avranno rapporti interpersonali che ci soddisfano poiché aumenta la possibilità di risolvere situazioni conflittuali e problemi (chiedere scusa, rimediare, non rimandare etc.).
Foto di Amalia Grosso

Foto di Amalia Grosso

   Parlare, discutere, esplorare ed essere responsabili dei propri sentimenti costituisce il fulcro del training per diventare competenti emozionalmente. Il training prevede tre stadi di lavoro con l’ausilio di esercitazioni e giochi di gruppo per acquisire in modo esperienziale, attraverso la pratica immediata, concetti semplici e quotidiani:

  1. aprire il cuore, quindi dare carezze agli altri e a se stessi, chiedere carezze, accettare carezze che vogliamo e rifiutare quelle che non vogliamo;
  2. esaminare il panorama emotivo, significa fare affermazioni di azione/sentimento parlando agli altri dei sentimenti che le loro azioni hanno causato in noi, senza giudicare o accusare. Significa esercitarsi ad accettare tali affermazioni anche negli altri, rivelare le nostre impressioni intuitive raccontando ciò che tali affermazioni hanno suscitato e infine convalidare tale impressione intuitiva;
  3. assumersi la responsabilità riconoscendo ciò che le nostre e le altrui emozioni suscitano reciprocamente. Ciò implica la capacità di scusarsi per i propri errori, la capacità di accettare o respingere le scuse, la capacità di chiedere perdono e la capacità di concedere o negare il perdono.

   Le persone che acquisiscono tale competenza emotiva aumentano la capacità di dare e chiedere carezze a se stessi e agli altri, di stabilire transazioni affettive in cui si parla dei sentimenti, delle proprie paure e delle proprie gioie. Può migliorare dunque la qualità della propria vita e il proprio benessere psicologico.

   Attraverso le tecniche del training emotivo si riequilibra il proprio modo di sentire e di agire in relazione all’altro, incrementa la capacità di empatia e condivisione perché aumenta la capacità di accettare errori di interpretazione e si comprendono altri modi di vedere o interpretare rispetto al proprio.

   Il training emotivo sulla competenza emozionale è utile per la crescita personale e il benessere individuale; personalmente credo che sia applicabile e auspicabile nei diversi contesti in cui ogni persona si trova, particolarmente nel settore educativo e scolastico. In tutti quei contesti relazionali dove manca o è carente una conoscenza di base sulle emozioni e sulla loro gestione, può essere compromessa la capacità di comprendersi, di comunicare, in maniera efficace e corretta, di rendere produttivo e creativo uno scambio relazionale, un gruppo di lavoro.

   Lavorare sulla competenza emotiva richiede un impegno particolare e totale, poiché è necessario lavorare innanzitutto con e su se stessi. Mi sembra di poter dire che in un qualsiasi programma che prevede lo sviluppo della competenza emozionale due mondi interagiscono costantemente, uno interno e l’altro esterno: il Sé e l’Altro, il Senso del Sé e il Senso degli Altri, l’Autoconsapevolezza e l’Empatia. Gli scambi tra autoconsapevolezza (capacità intrapersonale) ed empatia (capacità interpersonale), elementi fondamentali della competenza emotiva, sono alla base delle relazioni umane più profonde, più significative e costruttive. L’interazione di queste due abilità consente l’attivazione di quel circolo virtuoso e creativo che è alla base della realizzazione di se stessi e che incrementa relazioni basate sulla onestà e sulla condivisione.

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Bibliografia

Goleman D. (1996). Tr. it.: Intelligenza emotiva. Milano: Rizzoli.

Steiner C. (1996). ‘Transactional Analysis and Emotional Literacy’. TAJ, 26, 1, 31-39.

Steiner C. (1977). Tr. It. L’alfabeto delle emozioni: come conquistare la competenza emotiva. Sperling & Kupfer, Milano, 1999.


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