Pensiamo alla sala d’attesa dello studio di medicina di base ed alla tipica richiesta del paziente che vi si reca per lo più per la prescrizione del farmaco, frequentemente a causa di una malattia cronica (diabete, ipertensione, malattie osteoarticolari o dell’apparato gastroenterico, patologie degenenerative, ecc); chiediamoci quante volte il medico, insieme alla medicina consiglierà attività fisica, dieta equilibrata, stili di vita più sani, riduzione degli stress… e pensiamo quante possibilità di attecchire abbiano quei consigli, se non inquadrati all’interno delle abitudini di vita di quel paziente e valutati insieme alle resistenze o alle difficoltà al cambiamento di quella persona. Non è forse questa una area cruciale di potenziale intervento psicologico?
I medici di famiglia che si servono della consulenza psicologica per diagnosticare e meglio trattare i disturbi, cosiddetti di natura “psico-somatica”, riducono in misura significativa la durata delle loro visite, la prescrizione dei farmaci e di molti esami o visite specialistiche (sgravando sensibilmente l’impatto che questi costi hanno sul Sistema Sanitario Nazionale), oltre naturalmente ad alleggerire molto il loro carico di lavoro e soddisfare meglio l’esigenza dell’utente.
La sensibilizzazione del paziente in merito al tipo di servizio che può offrire uno psicologo all’interno di uno studio medico di base, va naturalmente costruita e trasferita, solo dopo essere stata assunta e metabolizzata dal medico: solo se questi non penserà al collega psicologo come ad un competitor né come a un buon samaritano a cui “scaricare” i casi più noiosi, la figura dello psicologo ne uscirà con il ruolo di facilitatore del processo di cura.
La Psicologia infatti non si sostituisce alla Medicina, ma ne migliora la resa, se intesa come uno strumento di indagine della natura del sintomo e di valorizzazione delle risorse che il soggetto-paziente può ancora avere a disposizione, prima di ricorrere al farmaco. Laddove invece il farmaco sia necessario, il supporto psicologico aiuta il paziente in un decorso migliore e più rapido della malattia oltre ad una maggiore compliance nell’assunzione.
Inoltre, attraverso un’analisi delle risorse personali e relazionali, lo psicologo può individuare punti di forza per la gestione del caso, collegati a specifici aspetti della personalità del paziente e contribuire ad attivare e sensibilizzare la eventuale rete di supporti familiari, amicali e sociali.
Quando poi il disagio psicologico risulta evidente e la sintomatologia sia chiaramente di natura psicogena, la Psicoterapia è lo strumento principe per affrontare, comprendere e risolvere i conflitti emotivi che ne sono alla base, innescati e consolidati nel corso della nostra storia personale e difficilmente removibili dalla persona che ne è afflitta.
Lo Psicoterapeuta, in queste situazioni, ha il ruolo di fornire uno “specchio” ai vissuti del paziente e un’occasione per comprendere e ridefinire, in modo nuovo, quanto ci è accaduto.… per ricominciare a stare bene.
Una sperimentazione di questo approccio multidisciplinare al paziente della medicina di base è iniziato dal mese di giugno presso lo studio medico di Piazza Conca d’Oro 43, Roma, e riprenderà a settembre con la collaborazione delle dottoresse Alessandra D’Ippolito, psicologa-psicoterapeuta e Michela Giacinti psicologa-psicoterapeuta- psiconcologa.
Se sei interessato a saperne di più, scrivi a Psicoworking o chiedi informazioni ai contatti email:
ale.dippolito@tiscalinet.it – tel. 3386605606 giacinti.michela@gmail.com – tel. 3208443012
Psicoworking coglie l’occasione per augurare a tutti
una buona estate di salute e di relax!