Il gioco è una propensione presente in tutti noi: può fare parte della esperienza di vita l’occasionale l’esperienza del gioco d’azzardo per motivi ludici e di evasione; diventa “patologico” quando perde le caratteristiche di occasionalità e scelta e rappresenta l’ oggetto totalizzante intorno al quale si organizza tutto il pensiero e l’intera vita del soggetto coinvolto.
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Una malattia sociale
L’Italia è il terzo Paese nel mondo dopo Giappone e Regno Unito per volume di gioco d’azzardo, ed il primo per spesa pro capite: circa 1260 euro di spesa procapite. Dal 2003 al 2010 il volume del gioco d’azzardo in Italia ha avuto un andamento crescente, a ritmi che non hanno risentito affatto della crisi economica: 2007–42miliardi, 2008 –47,5miliardi, 2009 –53miliardi, 2010 –61miliardi, 2011 – 76 miliardi (dati CESDA). Dai dati epidemiologici della Relazione al Parlamento 2011 del Dipartimento Politiche Antidroga, l’incidenza del Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) tra gli adulti riguarda l’1-2 % della popolazione. La liberalizzazione legislativa legata alla compartecipazione dello Stato ai proventi delle vincite, la facilità di reperimento delle occasioni di gioco, la mancanza di una educazione dal basso, il forte aumento della pressione pubblicitaria, i problemi economici e lavorativi delle famiglie, hanno determinato una maggiore propensione a giocare d’azzardo con conseguente crescita della patologia. Negli ultimi anni si è riscontrato un proporzionale aumento di livello del consumo, abuso e dipendenza. Secondo stime del Dipartimento delle Politiche Antidroga, si rischia di passare dal quadro degli anni 2007-2008, in cui l’incidenza del gioco patologico era pari all’1% e quella del gioco problematico pari al 5% della popolazione, ad un’incidenza del gioco patologico pari 7-10% e del gioco problematico del 10-18%.
La problematica di base
Lo sviluppo della dipendenza (addiction) dal gioco è un avvenimento complesso, nel quale interagiscono numerosi fattori. Ma di particolare importanza sono:
– un profondo problema di auto-stima
– la presenza di disturbi di tipo relazionale
– l’incapacità di gestire l’agitazione
La perdita della stima di sè
Il giocatore patologico vive spesso sentimenti di “vuoto” , di bassa considerazione di sé, non sempre manifesti ma profondamente strutturati nella personalità. Si percepisce come se fosse una “nullità” , vissuto che spesso aumenta, proprio a causa del suo comportamento nel gioco. A questi vissuti possono alternarsi altri di tipo opposto, legati alle esperienze di vincita, in cui il soggetto si percepisce onnipotente e forte. Questo descrive una organizzazione del pensiero del tipo bianco/nero ed un approccio alle cose del tipo tutto o nulla: questo è una delle ragioni per cui il disturbo è difficile da curare: quando il soggetto è in posizione down, non crede di avere alcuna risorsa per farcela a guarire e non investe su di sé, quando è in posizione up, il suo illusorio delirio di benessere lo porta a disdegnare qualunque soluzione terapeutica. Alcuni sentimenti di inferiorità, già presenti durante l’infanzia, vengono compensati da fantasie di grandezza e onnipotenza collegate spesso alle prime vincite e successi al gioco. Le prime vincite rafforzano la propria stima e confermano che si è “speciali”. Agli inizi può incontrarsi col cosidetto “big win”, un profitto apparentemente rapido e veloce da conseguire, che in molti casi è il punto di partenza per il decollo in un mondo di fantasie deliranti basate sul successo e sulla possibilità di recupero delle perdite.
La qualità dei rapporti
Negli anni 60 lo psichiatra infantile inglese John Bowlby nella sua teoria dell’attaccamento ha evidenziato che i diversi tipi di rapporto che il bambino crea con chi gli sta intorno sono in qualche modo collegabili con quelli che aveva con la propria madre. Ad esempio nel tipo di legame “insicuro-evitante”, i bambini non sono sicuri se la persona a cui sono legati è per loro “disponibile”. Si aspettano che i loro desideri verranno rifiutati per principio. Ciò si nota di solito nei bambini che spesso vengono in qualche modo “respinti” dalle figure di attaccamento. Bowlby ha anche visto che bambini che instaurano questo tipo di legame, tendono a sviluppare disturbi psichici più spesso che bambini con un tipo di legame cosiddetto “sicuro”. Nei giocatori patologici spesso si riscontra la tendenza a legami affettivi “instabili”, a non fidarsi dell’altro, a spostare sul denaro o sul gioco (le carte, la roulette, la fortuna…)l’investimento tolto alle relazioni interpersonali. Frequentemente, il soggetto stesso diventa uno di cui non ci si può fidare, proprio perché in momenti significativi della sua crescita, può non avere sperimentato un legame affidabile.
Incapacità di controllare le emozioni e le tensioni
L’incapacità di controllare adeguatamente le tensioni interne e i momenti di forte eccitamento, sono una prerogativa del giocatore dipendente. Probabilmente collegato alla carenza di attaccamento con figure capaci di “con-tenere” le pulsioni o gli stati di tensione emotiva, il giocatore patologico sviluppa una difficoltà a gestire tali stati. La motivazione del gioco spesso all’inizio è data dall’aspirazione al successo e alla vincita, visti come un modo per scacciare la noia oppure per superare esperienze negative, ad esempio una separazione. Durante il gioco il giocatore recupera, apparentemente, uno stato di benessere: può sperimentare un senso di potere e controllo, se vince o se il gioco segue le sue aspettative; di eccitazione, compensando vissuti di solitudine o tristezza, reagendo così anche a condizioni depressive. A volte entra in un vero stato di euforia, dove la percezione della realtà esterna è alterata. Spesso trova ragioni e spiegazioni logiche per il suo giocare incontrollabile: il soggetto può pensare a fatti soprannaturali e magici e vive sempre più di frequente in un mondo fittizio, con fantasie onnipotenti. Si estranea da ciò che lo circonda (scissione) e pian piano si isola. Si rinforzano così schemi mentali distorti dove il gioco diventa l’attività principale della propria vita e si sviluppa inevitabilmente una certa decadenza fisica, sociale e della personalità intera.
La riduzione sul controllo degli impulsi è una prerogativa del giocatore d’azzardo, che non riesce a resistere all’impulso di giocare. Questo atteggiamento è simile a quello dell’alcolista che non riesce a resistere alla bottiglia (alla base esiste lo stesso meccanismo di “dipendenza”). Nonostante le conseguenze negative, paradossalmente, solo il gioco riesce a scaricare la tensione accumulata per l’eccitazione del gioco stesso.
Schemi mentali distorti
E’ stato riscontrato che una percentuale molto alta di schemi mentali distorti si genera proprio mentre si sta giocando d’azzardo. Eccone alcuni:
L’illusione del controllo: questa illusione è rafforzata dall’assunzione che l’esito di una mano è direttamente dipendente alle proprie abilità più di quanto non lo sia in realtà. Se si vince è grazie alla propria capacità, se si perde è a causa di circostanze sfortunate.
L’effetto Monte-Carlo (“gamblers fallacy”): dalla frequenza di eventi precedenti si arriva alla possibilità di eventi conseguenti (per es. nella roulette: per 3 volte di fila è venuto il nero, quindi adesso aumenta la possibilità che esca il rosso).
Interpretazione sbagliata delle possibilità di vincita: il giocatore patologico spesso sopravvaluta in modo irrealistico le sue previsioni di vincita ( il 98% delle puntate nel Lotto vanno perse).
La quasi-vincita: questo è il caso che si verifica ad esempio quando in una slot machine devono uscire tre simboli uguali per vincere, ma lo stesso simbolo appare solo 2 volte. Risultato: “Ci sono andato molto vicino! Per questo devo continuare a giocare!”
La cattura (“entrapment”): questo caso descrive scelte oggettivamente errate, ma fatte volutamente, magari per giustificare l’investimento già effettuato, “Ok, sono stato battuto, ma se sono arrivato fino a questo punto devo andare avanti, quindi continuo…”.
Fattori di rischio
Sono molti i fattori rischio che causano la dipendenza dal gioco d’azzardo, tra i più frequenti ed osservati ci sono:
• fa una vincita grossa all’inizio della sua esperienza al gioco
• problemi economici e/o di gestione del denaro
• esperienze di perdita recenti o un cambiamento importante nella vita ( per es. interruzione di relazioni affettive, divorzio, perdita di lavoro, pensionamento o la morte di una persona cara)
• problemi di salute oppure di dolore fisico
• senso di solitudine, scarsi interessi, mancanza di scopi (stati depressivi in genere)
• sentimenti di noia che generano ricerca di eccitazione, tendenza all’impulsività, predilezione per il rischio
• usa di alcol o altre sostanze stupefacenti
• stati di irrequietezza o ansia
• esperienze subite di abuso o trauma
• un caso in famiglia di problemi con alcol o altre sostanze, con il gioco d’azzardo oppure con sperpero di denaro
• convinzioni di avere un metodo o un sistema di gioco che aumenta la possibilità di vincere.
Come proteggersi dal gioco d’azzardo patologico
Riportiamo di seguito, alcune indicazioni utili, pubblicate dal portale del Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna, che possono essere utili per difendersi dal rischio di strutturare un disturbo di gioco di tipo patologico:
gioca solo la somma destinata al divertimento, smetti di giocare quando hai speso quel denaro
poniti limiti di tempo e di denaro nell’impegno che dai al gioco
non giocare quando hai debiti urgenti e non farti prestare denaro per il gioco
non giocare quando stai vivendo una situazione di stress emotivo
coltiva altri interessi, fai in modo che il gioco sia solo uno dei tuoi passatempi
non giocare con amici che scommettono pesantemente
non associare alcol e droga al gioco
non affidarti a sensazioni che ritieni “positive”
non esiste una macchina speciale o “fortunata” o carte fortunate o tiri fortunati.
se riconosci alcuni dei meccanismi critici descritti qui sopra, parlane con qualcuno e chiedi aiuto.
Per le ragioni sopra descritte, è molto difficile uscirne da soli. Non si tratta di un problema di debolezza o di sola mancanza di volontà, ma di un disturbo strutturato e molto radicato, che bisogna affrontare da diversi punti di vista, se del caso, anche con l’aiuto farmacologico, ma certamente identificando fattori di specificità di ogni singolo caso. Esistono sul territorio, numerosi centri, pubblici e privati, che offrono servizi di ascolto e consulenza per tematiche di questo genere, alle persone coinvolte ed alle loro famiglie.
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1 Comment
Sono un ex ludopatico e ne sono uscito da solo con la mia sola forza di volontà. Soffro di depressione fin dall’adolescenza e il gioco per me colmava un vuoto. Non mi interessava se vincevo ma mi piaceva la sensazione di adrenalina che esso mi dava. Ho perso molti soldi e un giorno ho detto basta! Non sono sposato e non ho figli, vivo solo e per me è stata veramente dura resistere a quel maledetto impulso ma isolandomi dal resto del mondo, fra 4 mura, sono riuscito a resistere guardando film, YouTube e quando l’impulso mi tormentava troppo assumendo piccole dosi di xanax (assumo psicofarmaci contro l’ansia e la depressione da anni). Tuttavia dopo una settimana l’impulso è andato a scemare fino a scomparire del tutto. Ora sono libero e so che non dovrò giocare mai più.
Un consiglio per chi vuole smettere? Date tutti i vostri soldi a una persona cara e isolatevi. Uscite solo per recarvi al lavoro e poi correte subito a casa e rinchiudetevi dentro a doppia mandata. State lontani dalle sale scommesse o dalle sale slot (io giocavo solo scommesse, mai giocato alle slot), se non riuscite da soli, rivolgetevi al serd o andate in qualche comunità specializzata ma vi prego: smettete di giocare!!! Il gioco è una droga che ti uccide, su uno che vince il Superenalotto ce ne sono 1 miliardo che si rovinano. C’è gente che si è suicidata addirittura. Non date retta a chi dice che di scommesse si vive. È solo gente senza scrupoli che cerca di attirare nuovi giocatori, sono lupi e voi siete gli agnelli. Abbandonate qualsiasi forma di gioco d’azzardo e se non ci riuscite da soli: fatevi aiutare!
Un ex ludopatico.