In particolare nei Paesi industrializzati l’assunzione eccessiva di zuccheri, grassi saturi, sodio, carne e proteine animali in genere, combinata con una scarsa attività fisica, risulta associata in maniera significativa a malattie ischemiche e cardiovascolari, ipertensione arteriosa, a tumori associati all’alimentazione, diabete, obesità, carie e osteoporosi (dati OMS aggiornati al 2015).
L’assunzione scarsa di frutta e verdura favorisce l’instaurarsi dell’obesità (più del 25% della popolazione dei paesi industrializzati ne soffre), ed insieme alla carenza di fluoro, calcio, iodio e ferro determina condizioni di anemia nutrizionale e gozzo, oltre alle difficoltà funzionali dell’apparato digerente.
Questi dati sottolineano quanto il modello alimentare assunto sia significativo per determinare la possibilità, per adulti ed anziani, di mantenersi sani oltre che in forma, ma anche quanto questo impatto cresca in maniera esponenziale, quando ci rivolgiamo ai bambini e agli adolescenti.
Un bambino che segue un’alimentazione varia e completa, fa attività fisica e vive un rapporto equilibrato con il cibo sarà più probabilmente un adulto sano e senza problemi di peso. L’abbondanza e la disponibilità di cibo, tipica del mondo occidentale, rappresenta per i bambini e gli adolescenti un elemento di rischio maggiore che non per gli adulti, auspicabilmente più consapevoli delle regole base di una alimentazione equilibrata. Inoltre i ragazzi sono soggetti più esposti ai segnali esterni (TV, pubblicità, mode alimentari…) e risentono, inevitabilmente, delle abitudini alimentari della propria famiglia e dei condizionamenti affettivi che genitori, nonni, educatori in genere, instaurano involontariamente nei confronti del cibo (“se sei buono ti dò un biscotto“, “non piangere che ti dò una caramella“…).
Il significato compensativo del cibo è stato ampiamente documentato come origine di molti disturbi nel comportamento alimentare: esso, insieme ad altre componenti di tipo socio-culturali, influisce quotidianamente sulle scelte alimentari dei nostri ragazzi.
La recente adozione di regimi iperproteici provenienti dai Paesi anglosassoni, veicolati da esigenze consumistiche e di immagine delle grandi multinazionali (dieta alla McDonalds) ha scalzato, tra i giovani, la più tradizionale dieta mediterranea, povera di proteine animali (carne rossa, burro, zuccheri complessi, moderato uso di pesce e uova), ma gustosa perché ricca di alimenti di origine vegetale (frutta e verdura, legumi, cereali, latticini e olio di oliva).
Questo ha determinato oltre ad un aumento dell’introito calorico (salse, condimenti aggiuntivi a base di grassi animali, sale, carne rossa) superiore al reale fabbisogno, un pericoloso mutamento delle abitudini verso modelli che si allontanano dalle reali esigenze culturali e sociali, oltre che nutrizionali, che legano ogni popolo al luogo geografico di appartenenza.
L’evidenza che rileviamo ogni giorno nella nostra esperienza mostra, tra bambini e ragazzi, la preoccupante tendenza a non fare la colazione del mattino (il pasto che ci dà l’energia “buona” consumata durante la giornata), a non assumere una dose sufficiente di latte e derivati (da cui trarre il calcio che fa crescere le ossa); mangiano poca frutta e verdura (che apportano vitamine, sali e fibre), sono ripetitivi nella dieta escludendo alcune categorie alimentari, assumono molta carne e poco pesce e fanno una vita sedentaria, cosa che favorisce il sovrappeso con i conseguenti problemi di “linea”, troppo spesso autogestiti.
Tale condizione di rischio può, però, essere minimizzata se in ogni bambino e nella sua famiglia aumentasse la coscienza-conoscenza del ruolo protettivo per la salute che deriva da scelte alimentari specifiche. Risulterebbe vincente un approccio che si basi:
Qualsiasi intervento non può prescindere dalla sensibilizzazione e trasmissione di conoscenze specifiche (informazioni nutrizionali, fabbisogno calorico, abitudini corrette, ecc…) nei confronti delle famiglie che orientano sostanzialmente il comportamento alimentare dei bambini, ma che per semplicità ed efficacia, siano comprensibili e padroneggiabili anche dai bambini.
In entrambi i momenti, vanno ovviamente tenute presenti peculiarità psicologico-relazionali caratterizzanti il contesto di vita, familiare e sociale, del bambino.
Se siete interessati ad approfondire l’argomento per affrontare con i vostri bambini un approccio più sano alla vostra alimentazione, potete rivolgervi agli psicologi del gruppo Psicoworking.
Il nostro approccio prevede due livelli di intervento: